RIVISTA ONLINE: <<....SI - CA - Calabria e Sicilia Ebraiche...>> - periodico

Domenica 30 luglio 2023 

Quentin Metsys, Cambiavalute con la Moglie
(1514 circa) opera pittorica conservata a Parigi,
 Museo del Louvre

MARRANESIMO AL MERIDIONE D'ITALIA 

Gli effetti dell’Inquisizione e la cacciata degli ebrei presentano due realtà parallele: la prima, che storici e studiosi hanno tracciato in base alle fonti esistenti, gli aspetti pratici dell’Inquisizione e dell’espulsione degli ebrei dai territori, è caratterizzata dalla fuga di ebrei e/o da conversioni forzate a volte anche spontanee, la seconda non storicamente provata è quella antropologica e culturale, secondo la quale gli ebrei rimasti continuarono di nascosto la trasmissione delle proprie radici giudaiche con semplici gesti e tacite affermazioni. 

S'ipotizza che a poter andare via dal Meridione di Italia vi fu una gran parte di popolazione ebraica con una buona capacità economica, di contro molte famiglie meno abbienti  decisero di non abbandonare i luoghi natii, dove, possedevano attività lavorative ben avviate e proprietà. 

Per capire meglio la questione descritta si dovrebbe fare un passo in dietro con la mente e immedesimarsi in qualche modo nello scenario del contesto socio – culturale del 1500, quando gli ebrei, dietro l’emanazione di un editto esito di una violenza politica e d’intolleranza religiosa, furono costretti a convertirsi al cristianesimo per sottrarsi alla morte o all’esilio.

L’espulsione aveva imposto a migliaia di persone di abbandonare i luoghi in cui erano nati, la loro vita quotidiana e il lavoro fonte del proprio sostentamento. 

Andare via da una terra verso un’altra significava attraversare luoghi ostili, e farlo non era semplice, soprattutto se pensiamo che a quel tempo i mezzi di trasporto erano carri trainati da bestiame, cavalli per chi li aveva, una barca oppure i propri piedi. 

Durante il viaggio dell’esilio, si doveva portare con se il necessario per coprirsi, molta acqua, cibo a sufficienza e poi c’erano le problematiche legate ai bambini, ai neonati e/o agli anziani e gli infermi non in grado di camminare. 

Tutto diveniva molto pesante insieme al carico emotivo. 

Quanti furono gli ebrei che si potevano permettere di programmare una fuga organizzata nel migliore dei modi ed in fretta? 

Si consideri anche che nel 1500 la forza lavoro erano le braccia, pertanto le famiglie erano numerose ed in media ognuna era costituita da cinque a dieci figli. 

Un padre e una madre con tanti figli, senza carri o possibilità di trasportare acqua e cibo non deteriorabile per un viaggio di almeno un mese a piedi, che probabilità aveva di far sopravvivere i propri figli? 

Alla e ad alcuni padri di famiglia, affinché non vedessero morire figli e mogli non rimase che una scelta, quella di accettare pubblicamente una conversione. 

Sicuramente quel padre, umanamente, avrà pensato che la sua anima ebraica, la sua Neshamà non sarebbe stata intaccata da una cerimonia religiosa differente dalle proprie, il legame con HaShem era indissolubile e poi “chi salva una vita… salva il mondo…”. 

Guardando a una morte certa in un modo o nell’altro il padre di famiglia ha applicato la regola del valore della vita e la sopravvivenza della discendenza. 

La situazione di estrema povertà nella quale versavano alcune famiglie fu documentata storicamente nell’accoglienza degli ebrei siciliani in Calabria durante l’espulsione a seguito dell'Editto dell’Alhambra tradotto ed applicato in Sicilia, in tale occasione re Ferrante dovette istituire una tassa sulla carne per affrontarne l’emergenza. 

Coloro che andarono via avevano mezzi più di altri per poterlo fare, alcuni di questi essendo benestanti aiutarono altri; chi invece rimase, dovette mantenere le posizioni sul territorio e prepararsi ad un’ottica di resistenza culturale. 

Molti ebrei si convertirono pur mantenendo di nascosto la loro “fede”.

Una grande sfida lunga secoli ma costante. Il pensiero dominante era: ”La mia Fede vivrà così com’è sopravvissuta in altre situazioni" .

La resistenza fu dura i problemi tanti, si persero i libri, i maestri, l’uso della lingua ebraica, sostituita da quella greca, latina e in seguito popolare romanza. 

Perso l’uso dell’ebraico, si tramandarono i ricordi in lingua corrente. 

I Convertiti o Costretti, conosciuti anche come Marrani, furono perseguitati, quello che segnò la svolta fu la brutalità degli eventi e dell'Inquisizione.

Come scritto nel libro di Donatella di Cesare: 

<< … vittime di violenza politica e intolleranza religiosa, inassimilabili malgrado il battesimo forzato, perseguitati dalle prime leggi razziste, costretti a un’emigrazione interiore, ne più ebrei, ma neppure cristiani, i marrani sono “’altro dell’altro”. 

La scissione lacerante, la doppiezza esistenziale conducono alla scoperta del sé, all’esplorazione dell’interiorità… 

… Sopravvissuti grazie alla clandestinità, alla resistenza della memoria, al segreto del ricordo, divenuto con il tempo ricordo del segreto, i Marrani non possono essere consegnati all’archivio. 

Il Marranismo non si è mai concluso…>>

Le parole trascritte dal libro della Di Cesare, con un linguaggio chiaro parlano del Marranismo e fanno ben comprendere come ancora oggi ci sono figli e figlie, che senza saperlo incarnano i fantasmi dei loro antenati come afferma Jacques Derrida, infatti, non si è mai concluso e certe ferite vanno risanate.

I costretti ebbero un’emigrazione interiore ma ereditando l’alterità dell’ebreo. All’inizio non fu difficile preservare riti, cerimonie e consuetudini; i convertiti rimasero consegnati alla fedeltà del loro ricordo con tenacia, ostinazione ed impegno evitando che la memoria si affievolisse e la conoscenza venisse meno. 

Col passare del tempo, tutto divenne intimo, segreto, poiché era impensabile ed impossibile un'osservanza pubblica ed attiva, anche se si perse la conoscenza della lingua ebraica e l'osservanza di tutti i precetti, molte usanze continuarono ad essere perpetuate nel tempo e tramandate alle nuove generazioni fino discendenti inconsapevoli ai giorni nostri.

Isolato alla sfera privata, intima, il Marranesimo riuscì a restare in vita per secoli, spesso in una forma tutta al femminile; infatti, secondo alcuni studi di testimonianze storiche, furono proprio le donne a resistere di più e più a lungo, le stesse riuscirono a tramandare le Berakhòt, ma anche a celebrare clandestinamente le Feste e trasferire antichi saperi sulla cultura e tradizione ebraiche, anche attraverso  l'ausilio di sincretismi per non farsi scoprire. 


NOTE (***) PARTE I DA SCRITTI DEL 2019


BIBLIOGRAFIA: 

- TRASSELLI C., Sull'espulsione degli ebrei dalla Sicilia, in «Annali della Facoltà di economia e commercio di Palermo», 8 (1954), pp. 25. 17;  
- COLAFEMMINA Cesare, Gli ebrei nella Calabria meridionale, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1999; 
- DI CESARE Donatella, Marrani l’altro dell’altro, Giulio Einaudi Editore, Torino 2018. 

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Vincenza Triolo 
Esperta in Storia e Conservazione di B. C.
Studiosa e ricercatrice
Conservatore dei Beni Arch. ed Ambientali
Tecnico del Rest. ed Architetto


Copyright _ ©: - Vincenza Triolo 

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